Non sempre il tempo logora.
Nelle stanze della Cincischia è passato quasi un anno. Quella polvere è diventata sabbia, quelle ragnatele ormai sembrano reti da materasso. E quelle stanze, invece, sono ormai polvere.
Claribel è ancora lì, sarà sempre lì. Ogni tanto entra, finge di riordinare come ha sempre fatto, si fa una sigaretta. Se è in buona si versa un Martini, se ha un mezzo gancio va pure a farsi una mano: le stanze della Cincischia son sempre state un eccellente pied-à-terre. Ora si è accorta di me. Mi fissa.
“Sei il solito coglione.”
“Lo so, Clari.”
“Ti imponi di scrivere – e parlare – solo quando hai qualcosa da dire, oltretutto con le parole giuste. Manco fossi Flaubert. Poi un giorno ti manca la sbruffonaggine per illuderti ancora un po' d'essere Flaubert e allora taci: per carità, hai imitato alla perfezione un paracarro – stesso eloquio, stessi argomenti, stessa espressività – per mesi, ma la verità è che non sei né Flaubert né un paracarro. E se, invece di tacere, avessi raccontato quello che mi è successo, magari ci saremmo divertiti tutti quanti un po' di più.”
“Perchè, t'è successo qualcosa, in questi mesi?”
“...ecceltooooo!!! Cambiato casaaa, cambiato lavòlooo... e cleato milione posti di lavolooo... e tagliato tasse, capelli e pule buco di bilancio. E allolaaaaaaaaa... dopo buco di bilancio, ho pule fatto buco su motolìno e chiuso quello nell'ozono vomitandoci dentlo. E poiiiiiii... e poi ho tlovato Billaden, ho detto 'TANA!' e gli ho offelto ciga, così si calma.”
“E io zitto. 'Stica. E mo'?”
“E mo' statti citt' e scrivi, che questa la racconto io.”
E se ne va.
Dopo un attimo, sento l'inconfondibile (?) rumore di un iPod collegato all'impianto stereo dei Manowar. Parte una musica: è lo stacchetto della serie “Alfred Hitchcock presenta” (http://www.youtube.com/watch?v=3nOfjHPcflI) e, dopo un secondo, Claribel rientra nella stanza, con una pancia posticcia imbastita con le camicie da stirare della Cincischia. Cammina come l'ispettore Clouseau.
“Signore e signori, buonasera: benvenuti nella Giancarlo-2 più oscura. Questa sera scoprirete come anche un evento lieto e innocuo, quale un fidanzamento, possa nascondere un segreto oscuro, capace di stravolgere la tranquillità di una famiglia. La verità, amici, è che non esistono più le famiglie di una volta. E non esistono più perchè sono tutte morte. Buonasera.”
Claribel presenta: “Indovina chi sviene a cena”
Il giorno tanto atteso e contemporaneamente tanto temuto era finalmente giunto. Ancora pochi minuti e la famiglia della Cincischia sarebbe stata al cospetto del famoso, o famigerato, Fidanzato. Non era la prima volta che ufficializzava una relazione ai propri genitori: visti i precedenti, era abbastanza normale che tutti fossero decisamente più tesi del dovuto.
La prima volta fu da ragazzina, quando, già sensibile alle influenze new age fricchettone, ebbe uno slancio ecologista e decise di fidanzarsi con una pianta grassa. Una signora pianta grassa, per carità, ma la conversazione, a tavola, fu particolarmente problematica.
Il Commendator Cincischia le provò tutte: dapprima due carezze paterne, che gli procurarono un paio di punture. Quindi si giocò la carta vino, ma la pianta grassa più d'un tot non assorbiva. Quando si spostarono in salotto per il caffè e la pianta grassa rimase a tavola, tutti capirono che non avrebbe potuto funzionare.
La Cincischia soffrì moltissimo.
La seconda volta, invece, portò a casa un amico immaginario. Cioè. Può anche darsi che il fidanzato esistesse veramente e fosse scappato poco prima che le cose si facessero serie – e chi può dirlo? - ma il dato di fatto è che la cena si svolse in un clima surreale, in cui la tapina parlava nel vuoto e faceva piedino ad una sedia ancora più vuota. A un certo punto s'arrapò pure e fece finire la sedia per terra. Il cane pianse.
Anche per questo, stavolta la Cincischia voleva che tutto fosse perfetto, al punto da illudersi che la perfezione potesse veramente esistere. Per non fare figure di merda in famiglia s'era agghindata per benino: “metterò l'abito della Cresima – aveva pensato – per ricordargli che sono ancora la loro piccolina”. Considerato che erano passati quasi vent'anni e che un pezzo di quel vestito era stato ampiamente divorato dalle tarme, dal tempo e persino dagli scatoloni, quella mise la faceva sembrare una specie di Avril Lavigne mora con più gluteo e meno seno. Che è tutto dire.
Insolitamente, arrivò puntuale. La cena era prevista per le otto e la coppietta, all'alba delle otto meno cinque, era davanti alla porta di casa. Ebbe così il tempo di chiudere gli occhi per un istante e tirare un lungo sospiro. Esitò: aprire con il proprio mazzo di chiavi, o suonare? Guardò il Fidanzato: calmo e tranquillo, infondeva serenità. Sembrava persino più vecchio dei suoi anni. Si rese subito conto che quello era un ingresso in casa diverso da tutti gli altri e, perciò, suonò il campanello.
Lady Cincischia e il Commendatore aprirono subito, come se fossero arrivati anche loro davanti alla porta in anticipo.
“Papà, mamma, vi presento il mio fidanzato”
Silenzio.
“...piacere” “piacere...”
Lo zero assoluto è un'astrazione puramente convenzionale, dato che, a causa del secondo principio della termodinamica, è una temperatura impossibile da raggiungere: ci si può avvicinare moltissimo, ma non si può toccare. In quel momento, in quella stanza, il secondo principio della termodinamica stava chiedendo scusa a tutti, aggiungendo “sono uno stronzo, ho sbagliato”: infatti ci fu gelo totale fino a tavola.
Ancora una volta, però, il Commendatore fu encomiabile. Alleggerì la tensione con un impeccabile repertorio di convenevoli e aneddoti, misti ad argomenti di conversazione volutamente innocui. Riuscirono persino a parlare di come i due fidanzatini si fossero conosciuti e innamorati l'uno dell'altro. Lady Cincischia, invece, era distante e aspettava il momento giusto per intervenire. Proprio quando il peggio sembrava alle spalle, parlò.
“Ma allora, che intenzioni avete?”
“Come 'che intenzioni'?”
“Si, dove pensate d'andare, voi due?”
“Beh, Mamma, stiamo bene insieme e vogliamo continuare a stare insieme”
“Si, ma vi rendete conto che è impossibile?”
“E perchè, se è quello che tutti e due vogliamo?”
“Perchè un'unione come la vostra, al giorno d'oggi, non viene accettata da nessuna parte!”
“Non è vero! Non viene accettata qui! In certi paesi, poi, è una cosa normalissima!”
Silenzio, di nuovo.
Il commendatore provò una mediazione: “Beh, se alla fine stanno bene e vogliono stare insieme, non vedo dove sia il problema. Insomma, nessuno qui ha parlato di sposarsi o cose così, no?”
Per la prima volta il Fidanzato, che fino a quel momento aveva silenziosamente assistito alla scena con occhio lucido e attento, parlò: “No, veramente noi abbiamo proprio deciso di sposarci. Crediamo che il matrimonio sia il punto d'arrivo di una coppia che si ama e il punto di partenza di una famiglia. Ebbene: noi crediamo nel nostro amore e vogliamo proprio una famiglia”. Quindi sorrise, amorevolmente.
Lady Cincischia esplose: “Ma si rende conto di cos'ha appena detto? Di cosa voglia dire matrimonio?”
Il Fidanzato sorrise, nuovamente: “Giovanni 4:16 ci dice che - Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama. Dio è amore, e chi vive nell'amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui. - Io amo vostra figlia e voglio unirmi a lei, secondo l'amore di Dio”.
Di fronte a queste parole, la famiglia Cincischia si calmò. In fondo, ciò che contava veramente era la felicità della figlia e il fatto che venisse amata veramente. A poco importava l'identità del Fidanzato, ancora meno il fatto che avesse scelto la Bibbia per esprimere il proprio amore e che l'avesse fatto proprio con loro, che non si potevano certo definire dei ferventi cattolici. Proprio per questo, forse, esplosero tutti in una fragorosa risata liberatoria.
A questo punto il Commendatore, come se si fosse tolto un peso, si sentì libero di fare al Fidanzato la domanda che gli ronzava in testa dall'inizio della serata, quella stupida curiosità che non poteva proprio fare a meno di togliersi:
“Mi tolga una curiosità, Cardinal Ruini, ma Giuliano Ferrara è veramente così grasso?”
E quello, come Franti, sorrise.
“Signore e signori, buonasera: benvenuti nella Giancarlo-2 più oscura. Questa sera scoprirete come anche un evento lieto e innocuo, quale un fidanzamento, possa nascondere un segreto oscuro, capace di stravolgere la tranquillità di una famiglia. La verità, amici, è che non esistono più le famiglie di una volta. E non esistono più perchè sono tutte morte. Buonasera.”
Claribel presenta: “Indovina chi sviene a cena”
Il giorno tanto atteso e contemporaneamente tanto temuto era finalmente giunto. Ancora pochi minuti e la famiglia della Cincischia sarebbe stata al cospetto del famoso, o famigerato, Fidanzato. Non era la prima volta che ufficializzava una relazione ai propri genitori: visti i precedenti, era abbastanza normale che tutti fossero decisamente più tesi del dovuto.
La prima volta fu da ragazzina, quando, già sensibile alle influenze new age fricchettone, ebbe uno slancio ecologista e decise di fidanzarsi con una pianta grassa. Una signora pianta grassa, per carità, ma la conversazione, a tavola, fu particolarmente problematica.
Il Commendator Cincischia le provò tutte: dapprima due carezze paterne, che gli procurarono un paio di punture. Quindi si giocò la carta vino, ma la pianta grassa più d'un tot non assorbiva. Quando si spostarono in salotto per il caffè e la pianta grassa rimase a tavola, tutti capirono che non avrebbe potuto funzionare.
La Cincischia soffrì moltissimo.
La seconda volta, invece, portò a casa un amico immaginario. Cioè. Può anche darsi che il fidanzato esistesse veramente e fosse scappato poco prima che le cose si facessero serie – e chi può dirlo? - ma il dato di fatto è che la cena si svolse in un clima surreale, in cui la tapina parlava nel vuoto e faceva piedino ad una sedia ancora più vuota. A un certo punto s'arrapò pure e fece finire la sedia per terra. Il cane pianse.
Anche per questo, stavolta la Cincischia voleva che tutto fosse perfetto, al punto da illudersi che la perfezione potesse veramente esistere. Per non fare figure di merda in famiglia s'era agghindata per benino: “metterò l'abito della Cresima – aveva pensato – per ricordargli che sono ancora la loro piccolina”. Considerato che erano passati quasi vent'anni e che un pezzo di quel vestito era stato ampiamente divorato dalle tarme, dal tempo e persino dagli scatoloni, quella mise la faceva sembrare una specie di Avril Lavigne mora con più gluteo e meno seno. Che è tutto dire.
Insolitamente, arrivò puntuale. La cena era prevista per le otto e la coppietta, all'alba delle otto meno cinque, era davanti alla porta di casa. Ebbe così il tempo di chiudere gli occhi per un istante e tirare un lungo sospiro. Esitò: aprire con il proprio mazzo di chiavi, o suonare? Guardò il Fidanzato: calmo e tranquillo, infondeva serenità. Sembrava persino più vecchio dei suoi anni. Si rese subito conto che quello era un ingresso in casa diverso da tutti gli altri e, perciò, suonò il campanello.
Lady Cincischia e il Commendatore aprirono subito, come se fossero arrivati anche loro davanti alla porta in anticipo.
“Papà, mamma, vi presento il mio fidanzato”
Silenzio.
“...piacere” “piacere...”
Lo zero assoluto è un'astrazione puramente convenzionale, dato che, a causa del secondo principio della termodinamica, è una temperatura impossibile da raggiungere: ci si può avvicinare moltissimo, ma non si può toccare. In quel momento, in quella stanza, il secondo principio della termodinamica stava chiedendo scusa a tutti, aggiungendo “sono uno stronzo, ho sbagliato”: infatti ci fu gelo totale fino a tavola.
Ancora una volta, però, il Commendatore fu encomiabile. Alleggerì la tensione con un impeccabile repertorio di convenevoli e aneddoti, misti ad argomenti di conversazione volutamente innocui. Riuscirono persino a parlare di come i due fidanzatini si fossero conosciuti e innamorati l'uno dell'altro. Lady Cincischia, invece, era distante e aspettava il momento giusto per intervenire. Proprio quando il peggio sembrava alle spalle, parlò.
“Ma allora, che intenzioni avete?”
“Come 'che intenzioni'?”
“Si, dove pensate d'andare, voi due?”
“Beh, Mamma, stiamo bene insieme e vogliamo continuare a stare insieme”
“Si, ma vi rendete conto che è impossibile?”
“E perchè, se è quello che tutti e due vogliamo?”
“Perchè un'unione come la vostra, al giorno d'oggi, non viene accettata da nessuna parte!”
“Non è vero! Non viene accettata qui! In certi paesi, poi, è una cosa normalissima!”
Silenzio, di nuovo.
Il commendatore provò una mediazione: “Beh, se alla fine stanno bene e vogliono stare insieme, non vedo dove sia il problema. Insomma, nessuno qui ha parlato di sposarsi o cose così, no?”
Per la prima volta il Fidanzato, che fino a quel momento aveva silenziosamente assistito alla scena con occhio lucido e attento, parlò: “No, veramente noi abbiamo proprio deciso di sposarci. Crediamo che il matrimonio sia il punto d'arrivo di una coppia che si ama e il punto di partenza di una famiglia. Ebbene: noi crediamo nel nostro amore e vogliamo proprio una famiglia”. Quindi sorrise, amorevolmente.
Lady Cincischia esplose: “Ma si rende conto di cos'ha appena detto? Di cosa voglia dire matrimonio?”
Il Fidanzato sorrise, nuovamente: “Giovanni 4:16 ci dice che - Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama. Dio è amore, e chi vive nell'amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui. - Io amo vostra figlia e voglio unirmi a lei, secondo l'amore di Dio”.
Di fronte a queste parole, la famiglia Cincischia si calmò. In fondo, ciò che contava veramente era la felicità della figlia e il fatto che venisse amata veramente. A poco importava l'identità del Fidanzato, ancora meno il fatto che avesse scelto la Bibbia per esprimere il proprio amore e che l'avesse fatto proprio con loro, che non si potevano certo definire dei ferventi cattolici. Proprio per questo, forse, esplosero tutti in una fragorosa risata liberatoria.
A questo punto il Commendatore, come se si fosse tolto un peso, si sentì libero di fare al Fidanzato la domanda che gli ronzava in testa dall'inizio della serata, quella stupida curiosità che non poteva proprio fare a meno di togliersi:
“Mi tolga una curiosità, Cardinal Ruini, ma Giuliano Ferrara è veramente così grasso?”
E quello, come Franti, sorrise.