giovedì 31 gennaio 2008

GENNAIO: MESE DEI MESI PERDUTI

Prologo

Non sempre il tempo logora.

Nelle stanze della Cincischia è passato quasi un anno. Quella polvere è diventata sabbia, quelle ragnatele ormai sembrano reti da materasso. E quelle stanze, invece, sono ormai polvere.

Claribel è ancora lì, sarà sempre lì. Ogni tanto entra, finge di riordinare come ha sempre fatto, si fa una sigaretta. Se è in buona si versa un Martini, se ha un mezzo gancio va pure a farsi una mano: le stanze della Cincischia son sempre state un eccellente pied-à-terre. Ora si è accorta di me. Mi fissa.

“Sei il solito coglione.”
“Lo so, Clari.”
“Ti imponi di scrivere – e parlare – solo quando hai qualcosa da dire, oltretutto con le parole giuste. Manco fossi Flaubert. Poi un giorno ti manca la sbruffonaggine per illuderti ancora un po' d'essere Flaubert e allora taci: per carità, hai imitato alla perfezione un paracarro – stesso eloquio, stessi argomenti, stessa espressività – per mesi, ma la verità è che non sei né Flaubert né un paracarro. E se, invece di tacere, avessi raccontato quello che mi è successo, magari ci saremmo divertiti tutti quanti un po' di più.”
“Perchè, t'è successo qualcosa, in questi mesi?”
“...ecceltooooo!!! Cambiato casaaa, cambiato lavòlooo... e cleato milione posti di lavolooo... e tagliato tasse, capelli e pule buco di bilancio. E allolaaaaaaaaa... dopo buco di bilancio, ho pule fatto buco su motolìno e chiuso quello nell'ozono vomitandoci dentlo. E poiiiiiii... e poi ho tlovato Billaden, ho detto 'TANA!' e gli ho offelto ciga, così si calma.”
“E io zitto. 'Stica. E mo'?”
“E mo' statti citt' e scrivi, che questa la racconto io.”

E se ne va.




Dopo un attimo, sento l'inconfondibile (?) rumore di un iPod collegato all'impianto stereo dei Manowar. Parte una musica: è lo stacchetto della serie “Alfred Hitchcock presenta” (http://www.youtube.com/watch?v=3nOfjHPcflI) e, dopo un secondo, Claribel rientra nella stanza, con una pancia posticcia imbastita con le camicie da stirare della Cincischia. Cammina come l'ispettore Clouseau.

“Signore e signori, buonasera: benvenuti nella Giancarlo-2 più oscura. Questa sera scoprirete come anche un evento lieto e innocuo, quale un fidanzamento, possa nascondere un segreto oscuro, capace di stravolgere la tranquillità di una famiglia. La verità, amici, è che non esistono più le famiglie di una volta. E non esistono più perchè sono tutte morte. Buonasera.”


Claribel presenta: “Indovina chi sviene a cena”


Il giorno tanto atteso e contemporaneamente tanto temuto era finalmente giunto. Ancora pochi minuti e la famiglia della Cincischia sarebbe stata al cospetto del famoso, o famigerato, Fidanzato. Non era la prima volta che ufficializzava una relazione ai propri genitori: visti i precedenti, era abbastanza normale che tutti fossero decisamente più tesi del dovuto.

La prima volta fu da ragazzina, quando, già sensibile alle influenze new age fricchettone, ebbe uno slancio ecologista e decise di fidanzarsi con una pianta grassa. Una signora pianta grassa, per carità, ma la conversazione, a tavola, fu particolarmente problematica.

Il Commendator Cincischia le provò tutte: dapprima due carezze paterne, che gli procurarono un paio di punture. Quindi si giocò la carta vino, ma la pianta grassa più d'un tot non assorbiva. Quando si spostarono in salotto per il caffè e la pianta grassa rimase a tavola, tutti capirono che non avrebbe potuto funzionare.

La Cincischia soffrì moltissimo.

La seconda volta, invece, portò a casa un amico immaginario. Cioè. Può anche darsi che il fidanzato esistesse veramente e fosse scappato poco prima che le cose si facessero serie – e chi può dirlo? - ma il dato di fatto è che la cena si svolse in un clima surreale, in cui la tapina parlava nel vuoto e faceva piedino ad una sedia ancora più vuota. A un certo punto s'arrapò pure e fece finire la sedia per terra. Il cane pianse.

Anche per questo, stavolta la Cincischia voleva che tutto fosse perfetto, al punto da illudersi che la perfezione potesse veramente esistere. Per non fare figure di merda in famiglia s'era agghindata per benino: “metterò l'abito della Cresima – aveva pensato – per ricordargli che sono ancora la loro piccolina”. Considerato che erano passati quasi vent'anni e che un pezzo di quel vestito era stato ampiamente divorato dalle tarme, dal tempo e persino dagli scatoloni, quella mise la faceva sembrare una specie di Avril Lavigne mora con più gluteo e meno seno. Che è tutto dire.

Insolitamente, arrivò puntuale. La cena era prevista per le otto e la coppietta, all'alba delle otto meno cinque, era davanti alla porta di casa. Ebbe così il tempo di chiudere gli occhi per un istante e tirare un lungo sospiro. Esitò: aprire con il proprio mazzo di chiavi, o suonare? Guardò il Fidanzato: calmo e tranquillo, infondeva serenità. Sembrava persino più vecchio dei suoi anni. Si rese subito conto che quello era un ingresso in casa diverso da tutti gli altri e, perciò, suonò il campanello.

Lady Cincischia e il Commendatore aprirono subito, come se fossero arrivati anche loro davanti alla porta in anticipo.

“Papà, mamma, vi presento il mio fidanzato”

Silenzio.

“...piacere” “piacere...”

Lo zero assoluto è un'astrazione puramente convenzionale, dato che, a causa del secondo principio della termodinamica, è una temperatura impossibile da raggiungere: ci si può avvicinare moltissimo, ma non si può toccare. In quel momento, in quella stanza, il secondo principio della termodinamica stava chiedendo scusa a tutti, aggiungendo “sono uno stronzo, ho sbagliato”: infatti ci fu gelo totale fino a tavola.

Ancora una volta, però, il Commendatore fu encomiabile. Alleggerì la tensione con un impeccabile repertorio di convenevoli e aneddoti, misti ad argomenti di conversazione volutamente innocui. Riuscirono persino a parlare di come i due fidanzatini si fossero conosciuti e innamorati l'uno dell'altro. Lady Cincischia, invece, era distante e aspettava il momento giusto per intervenire. Proprio quando il peggio sembrava alle spalle, parlò.

“Ma allora, che intenzioni avete?”
“Come 'che intenzioni'?”
“Si, dove pensate d'andare, voi due?”
“Beh, Mamma, stiamo bene insieme e vogliamo continuare a stare insieme”
“Si, ma vi rendete conto che è impossibile?”
“E perchè, se è quello che tutti e due vogliamo?”
“Perchè un'unione come la vostra, al giorno d'oggi, non viene accettata da nessuna parte!”
“Non è vero! Non viene accettata qui! In certi paesi, poi, è una cosa normalissima!”

Silenzio, di nuovo.
Il commendatore provò una mediazione: “Beh, se alla fine stanno bene e vogliono stare insieme, non vedo dove sia il problema. Insomma, nessuno qui ha parlato di sposarsi o cose così, no?”

Per la prima volta il Fidanzato, che fino a quel momento aveva silenziosamente assistito alla scena con occhio lucido e attento, parlò: “No, veramente noi abbiamo proprio deciso di sposarci. Crediamo che il matrimonio sia il punto d'arrivo di una coppia che si ama e il punto di partenza di una famiglia. Ebbene: noi crediamo nel nostro amore e vogliamo proprio una famiglia”. Quindi sorrise, amorevolmente.

Lady Cincischia esplose: “Ma si rende conto di cos'ha appena detto? Di cosa voglia dire matrimonio?”

Il Fidanzato sorrise, nuovamente: “Giovanni 4:16 ci dice che - Noi sappiamo e crediamo che Dio ci ama. Dio è amore, e chi vive nell'amore è unito a Dio, e Dio è presente in lui. - Io amo vostra figlia e voglio unirmi a lei, secondo l'amore di Dio”.

Di fronte a queste parole, la famiglia Cincischia si calmò. In fondo, ciò che contava veramente era la felicità della figlia e il fatto che venisse amata veramente. A poco importava l'identità del Fidanzato, ancora meno il fatto che avesse scelto la Bibbia per esprimere il proprio amore e che l'avesse fatto proprio con loro, che non si potevano certo definire dei ferventi cattolici. Proprio per questo, forse, esplosero tutti in una fragorosa risata liberatoria.

A questo punto il Commendatore, come se si fosse tolto un peso, si sentì libero di fare al Fidanzato la domanda che gli ronzava in testa dall'inizio della serata, quella stupida curiosità che non poteva proprio fare a meno di togliersi:
“Mi tolga una curiosità, Cardinal Ruini, ma Giuliano Ferrara è veramente così grasso?”

E quello, come Franti, sorrise.


mercoledì 19 settembre 2007

Nella notte...

...vorrei che i miei pensieri andassero più veloci delle mie azioni..vorrei essere sempre dieci metri davanti a me per potermi osservare..vorrei un sogno che sonno non dia..

martedì 7 agosto 2007

AGOSTO: IL MESE DELLA MADRINA SUMMER TOUR


Capitolo #1: Perdona, tenemos un problema con el coche...

La piccola Ford Frocia Fiesta (da qui in poi denominata FFF) ci ha momentaneamente abbandonati, non ne vuole sapere di ripartire...l'abbiamo lasciata a riposare al parking olimpic del paral-el, in attesa che esca dal suo coma farmacologico (maledetto olio 15w40!!!)... domani andremo ad accarezzarle il cofano per vedere se le è passato lo scazzo, altrimenti ci penserà una grua a farla risalire dagli inferi.... (07/08/07)




Capitolo 2#: Andale, Andale, Andale.....Arriba, Arriba, Arriba la grua!
...un'altra mezza giornata è stata buttata nel cesso, tra l'altro piove ed è l'unica cosa che addolcisce la nostra sofferenza di fronte alla sfiga meccanica impossessatasi della FFF.
Oggi arriva la Grua particular, speriamo vada tutto bene, destinazione la concessionaria Ford in Zona FRANCA (ovviamente non poteva che chiamarsi così...)...stiamo a vedere che succede...ho quasi paura!
(...)

Cos'è successo alla fine ieri?I nostri problemi di grua sono stati risolti prima del previsto da un ombre catalano senza macchia e senza paura: Jordi, amico della Franca!
La grua del RACC (= ACI in Italia) è giunta quasi a sirene spiegate all'Olimpic Parking (dove non ci sopportano più, in quanto abbiamo totalizzato quasi 12 ore sit-in tra proteste e tentativi di far partire la FFF ), schiantandosi prima contro una colonna del parcheggio sotterraneo!
La FFF è ora alla Ford del senor Jordi Sanchez (non l'amico della Franca, qui si chiamano tutti Jordi) poble Neu.

Capitolo 3#: Alèèèèè si parte!

Molto bene, finalmente la Ford ci ha chiamati, andiamo a ritirare la FFF per le tre e poi partiamo a razzo verso l'Andalusia, verso il creamfields...Almeria, trema, le Madrine stanno arrivando!!!


Ma nel frattempo cosa hanno fatto le madrine per ammazzare il tempo???



1. sperimentato le gioie del giratorio japan DAO




2. parentesi I love shopping in Barcellona







3. le turiste per caso






4. nuove forme d'amore!


























venerdì 22 giugno 2007

GIUGNO: IL MESE DEL C.I.M.BALO


...acuto e solenne quel suono si faceva strada tra la folla dei festeggiamenti, schivava i passati, sfiorava i colorati banchetti, lambiva le sponde della donna cannone, sorvolava l'uomo forzuto...aveva una meta precisa quel suono, sapeva dov'era diretto e qual'era il suo scopo...
Attraversò tutto il paese, correva veloce, arrivò finalmente dove doveva e scese facendo vibrare le foglie e i rami del grande albero, sollevò una leggera brezza che accarezzò la bianca pelle e spostò leggermente sugli occhi i sottili capelli della ragazza, si introdusse con grazia e armonia, perchè non voleva spavertarla...e poi con voce soave le disse:
"ehi..sveglia...sono io!"
e lei, ancora intorpidita dal sonno:
"io chi?"
e il suono:
"colui dal quale sei scappata tanto tempo fa'"
"non ricordo, ricordo solo di esser caduta e poi più niente..."
"scappasti da me con gli occhi pieni di paura, provai a cercarti in giro, ma eri come scomparsa nel nulla, dovvetti andar via, mi aspettavano in altri luoghi, ma mi ripromisi che sarei tornato a cercarti. Ed eccoti qui finalmente ti ho trovata, non riuscivo a darmi pace, volevo rivederti, rincuorati e farti capire che le tue paure erano infondate, non devi temermi, ma prova ad abbracciarmi e capirai..."
"ok, ora provo a stringerti, anche se non capisco come riuscirò a farlo, non ti vedo nemmeno..."
"non sempre è importante vedere, anzi, a volte gli occhi mentono fino ad ingannare..."
(......)

martedì 29 maggio 2007

MAGGIO: IL MESE DEL DEDALO



MA CHE ISTORIE!


..."papà voglio volare!" disse il piccolo Icar(i)o all'ingegnoso Dedalo, lui rimase un attimo perplesso, d'altronde se erano da anni prigionieri in quel labirinto di canapa indiana così intricato era per colpa del suo talento indiscusso nell'inventare le peggio cazzate presenti sul mercato... Si narra infatti che quel pirla dell'Ing. Dedalo avesse progettatto il QUIMUNJI, quel locale a forma di mucca tutta perlinata all'interno del quale si favoriva lo spaccio e la prostituzione, il Re Minosse si adirò non poco, sopratutto perchè sorprese la moglie gingillarsi con le palle di un poderoso Toro...da lì iniziarono i guai per l'Ing. Dedalo!Si sa bene che la giustizia quando è sommaria è veramente spietata: perquisizione del suo rinomato laboratorio e di tutte le sue invenzioni, ma soprattutto dei suoi "amati" automi gonfiabili, che di lì a poco avrebbero invaso e spopolato il mercato, spazzando via ogni altra concorrenza!Una carriera in frantumi e un mandato di carcerazione immediato per aver infamato Creta di cotanta zozzeria, il piccolo Icar(i)o venne condannato col padre in quanto persona informata dei fatti, nonchè collaudatore ufficiale degli insoliti automi (antesignani della stirpe di Vanna Marchi, insomma!). Le palle del poderoso Toro, nel frattempo, avevano dato il loro frutto: il Minchiotauro...tipo rissosso e irascibile, tifoso sfegatato del Torino (ovviamente), venne pinzato al Comunale mentre cercava di sforzare i tornelli con le corna per non pagare il biglietto d'ingresso e la manus longa della giustizia lo prelevò al volo con le sue unità mobili scaricandolo nel labirinto, dove marcivano i peggio reietti della società cretese.

L'ing. Dedalo si riprese dal suo lungo flashback, guardò il piccolo Icar(i)o, non poteva non esaudire il suo desiderio..."sì, figliolo, volerai, e io con te, scapperemo via di qui, dimenticandoci di tutta questa brutta faccenda, andremo sulle spiagge della trinacria a infilare le conchiglie per fare delle bellissime collanine!". Dedalo in men che non si dica costruì due paia di ali e usò la cera per attacarle al corpo, erano ormai pronti per spiccare il volo, ma prima mille raccomandazioni da padre a figlio e una lapidaria frase: "non avvicinarti al sole!".

Partirono, leggiadri come dei gabbiani sul mare, giocavano e piroettavano felici volando verso la libertà, senso di onnipotenza unito alla frontatezza di chi non ha ancora gli occhi stanchi dalla vita, Icar(i)o salì come un razzo verso il sole, lo stava sfidando apertamente e la cera gocciolava piano, ma Dedalo, che ormai ci aveva fatto il callo al fatto che il figlio fosse un pò pirla, lo soccorse appena in tempo...dopo un atterraggio di fortuna si ritrovarono in Campania a raccogliere pomodori San Marzano...altro che quelle collanine del cazzo, pensò il piccolo Icar(i)o!

giovedì 26 aprile 2007

In the beginning, there was a Cincischia...and Cincischia was God.

Claribel, barcollando, si fece largo tra pile di cd in cerca di copertina, libri vogliosi di perdere la propria verginità e montagne di linidor “limited edition: Pechino 2008”. Pannolini curiosi: erano stati lanciati da qualche esperto di marketing per promuovere le olimpiadi cinesi e avevano le forme più svariate, una per ogni disciplina olimpica. Bene il giavellotto, benissimo (anche se un po’ eccessivo) il canottaggio, ma il bridge lasciava un po’ a desiderare.

Clari, come la chiamava la padrona di casa, era la vecchia e fidata filippina tossicodipendente che si occupava delle faccende domestiche da qualche centinaio di mercoledì. Era entrata in Italia grazie a un cavillo della Bossi-Fini, uno sperduto comma che permetteva a qualunque straniero di ottenere il permesso di soggiorno, il diritto di voto e persino un gagliardetto dell’Atalanta a patto di somigliare in tutto e per tutto al compianto Gianfranco Miglio.

Arrivò al cospetto della Cincischia e sorrise: era ancora lì, dove l’aveva lasciata la settimana prima. E quella prima ancora. La trovò, al solito, perfettamente sveglia, quasi immobile e intimamente agguerrita, anche se per quest’ultimo problema, fortunatamente, c’era la padella. La spolverò per bene, togliendo un paio di ragnatele dal ghigno obliquo che le disallineava le rughe d’espressione. Ormai era così da anni. Claribel si accese un cavolfiore, lo portò alla bocca e aspirò a lungo. Si guardò intorno, notando che su tutte le pareti era stampata la vetrofania della Cincischia: “vecchia rincoglionita”, pensò. In fondo, però, non era neanche male. Sembrava di guardare “Spiderman 3” in 3d ed era pure gratis. Restò così per qualche minuto, finchè il cavolfiore fece effetto: dapprima farfugliò cose senza senso, come “ed era edera”, poi si mise a fare due chiacchiere con lo Spiderman che aveva appena finito di farsi il bidet, stampato sulla parete più a nord. Non sapendo cosa dirgli decise di raccontargli, biascicando, com’era cominciata questa incredibile storia.

“Eeeeeeeeee allolaaa… padlona ela sotto casa – bella casa di padlona – dentlo macchina spentaaaa che giocava con piiiiccoli pezzi di didò losso calminioooo… glaaan giochelellona, padlona.

Eeeeeeeeee allolaaa… padlona lì che gioca e ascolta ladio e poi sente ladio e bestemmia la polcamadonna, che non si balla ma lei dice tanto, pelchè ladio dice che quella notte alliva ola legale e padlona non soppolta ola legale.”

Spiderman la interruppe. “Scusa, puoi smetterla di parlare come un cinese in un film di Tomas Milian, che non si capisce un cazzo?”

Claribel non la prese affatto bene. “Vabbuò, a me faceva ridere. Facimm’ comm’ cazz’ vòi tu, allora, piezz’e vetrofania emmerd’!”. Si, Claribel in realtà era di Piedigrotta.

Chi è veramente Claribel? Qual è il tragicomico destino della Cincischia? Cosa c’entrano Gina Lollobrigida e Rossella Brescia? Gli alieni esistono? Chi ha sparato a Kennedy? Chi sono i nemici dell’igiene? Questa ed altre risposte nella seconda parte de “L’allegra Cincischia”, il racconto preferito dalle pagine bianche!!!
...FINE DELLA PRIMA PARTE...
...INIZIO DELLA SECONDA PARTE...